Foto Silvia Lelli / Lelli e Masotti Archivio

Muti alla Scala con i Wiener: «Dopo 50 anni sono il loro papà»

di Valerio Cappelli | 26 febbraio 2025

Il direttore con l’orchestra che ha diretto di più, accolti da un’ovazione

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Un alone sonoro unico, una musica che accumula, si dilata, si espande, scritta da un devoto figlio di Dio, che Muti restituisce con un gesto teatrale. La potenza e grandiosità rinviano alle volte di una cattedrale barocca austriaca, le forme abbondanti, la ricchezza di ori, gli angeli e i putti. «Concordo sulla viennesità, sono due autori che rappresentano l’anima più intensa, vera e profonda di Vienna. Li accomuna la malinconia. Gran parte della musica di Bruckner, che era stato organista, è dedicata al creato e a Dio, non in senso liturgico ma laico. C’è un afflato mistico, misterioso, metafisico». Niente bis, dice dal palco, come si fa in tour: «Dopo Bruckner sarebbe volgare, è un inno al Creato e al credo, è inutile tornare sulla Terra». Fedeltà alla partitura e complicità, i Wiener si sentono rassicurati da Muti: «Un’orchestra non paragonabile a nessun’altra, con un carisma particolare. Ha un profumo che la rende unica, come una grande figura romantica del passato e del presente. Il suono nasce dal crogiolo di etnie».

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Leggi tutta l’intervista di Valerio Cappelli sul Corriere della Sera, 26 febbraio 2025


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