Muti: se Dio toglierà la Musica e non le canzonette

di Jacopo Guerriero | 9 febbraio 2025

Il direttore racconta il suo nuovo libro: «Il messaggio misterioso è dietro le note». Una riflessione su cultura e tradizione.

Non ha nostalgie e non vive lontano dalla storia, ma per il suo nuovo libro a quattro mani con Armando Torno – Recondita armonia, Rizzoli –Riccardo Muti ha scelto di confrontarsi con due stelle polari di carisma antico: Wolfgang Amadeus Mozart e Giuseppe Verdi. Manda un messaggio forte dalla prima all’ultima riga: non è necessario essere musicisti per potere amare in profondità la musica. «Bisogna intendersi bene, pure, su che cosa significhi conoscenza musicale», spiega il Maestro.

«Da un punto di vista oggettivo vuole dire conoscere la partitura, la scrittura, l’architettura musicale. Ma il punto non è comprendere come è costruito un pezzo di musica. Il punto profondo, difficile, misterioso è, come diceva Mozart, capire ciò che sta dietro la musica. Il messaggio misterioso è dietro le note. E ci può arrivare una persona priva di conoscenza musicale per sintonia, per intuizione. Paradossalmente, invece, a un musicista può capitare di non arrivarci».

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Ancora su Mozart: lei più volte ha messo l’accento sulla nostra tradizione italiana. Un paragrafo del suo libro si intitola «Influenza di Cimarosa su Mozart». È una provocazione?
«Quando Mozart, giovanissimo, viene in Italia, scrive a suo padre di non vedere l’ora di scendere a Napoli per incontrare i grandi della musica napoletana: Cimarosa, appunto, e poi Paisiello, Iommelli. Al suo arrivo a Napoli, addirittura, scrive due arie da aggiungere al Demofoonte, talmente è rapito dalla musica di Iommelli. Ancora, scrivendo al padre, gli dice che un’esibizione a Napoli ne vale più di duecento in Germania («anche se pagano poco»). Cosa significa questo? Napoli, solo per fare un esempio, è stata una delle capitali della musica, insieme a Madrid, insieme a San Pietroburgo, ma non ha tenuto conto abbastanza delle proprie radici».

Perché?
«Per decenni i nostri valori non hanno ottenuto la giusta importanza, non sono stati comunicati. A Salisburgo, qualche anno fa, io proposi alcune musiche della scuola napoletana ma bisogna dire che, in termini di repertorio, i veri tesori ancora giacciono nella biblioteca del Conservatorio di Napoli. Negligenza condannabile. Non si può non dare un accento formidabile a queste radici».

Se ne parla da tanto: è anche un problema istituzionale che riguarda l’educazione musicale.
«È un punto dolente da decenni. Non da oggi. Semplicemente la musica non è mai stata contemplata. È colpa antica. Il punto è che bisognerebbe avviare le ragazze e i ragazzi non al solfeggio ma a quell’insegnamento che genera innamoramento».

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Dal palco di Vienna, quest’anno, lei ha invocato pace, fratellanza e amore. Il mondo pure, non sembra andare in questa direzione. È anche una questione culturale?

«Tutta l’Europa ripiega su se stessa. Abbandona il suo passato. Non creiamo abbastanza orchestre, non riapriamo i teatri. Come ho spiegato nel libro: in Corea, in Cina, in Giappone, si hanno più a cuore i nostri valori che nei nostri paesi, c’è più amore lì per l’Occidente».

Arriviamo a Verdi. Recondita armonia riflette anche sulla sua grande capacità drammaturgica, sul suo rapporto con Piave, il librettista veneziano cui, anche per lettera, dava spesso del «mona».
«Verdi, oltre a essere stato il grandissimo musicista che è, è stato anche un immenso uomo di teatro. Già con la sua musica egli traccia una regia. Significa che dobbiamo seguire pedissequamente le sue indicazioni? Certo che no. Ma le novità, le idee nuove non possono non tenere conto della sua lettera. Non si possono violentare le linee registiche che lui ha lasciato scritte come spesso i registi di oggi fanno. Nella sua musica tutto è perfetto».

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Ci salutiamo con una delle sue citazioni più amate, da Sant’Agostino: «Fare musica è proprio di chi ama».
«Però le cito anche una frase di Cassiodoro di cui mi ha detto il cardinal Ravasi e che ho messo nel libro: «Se noi uomini continueremo a commettere ingiustizie, Dio ci punirà togliendoci la musica». E attenzione: non ci toglierà la canzonetta. Toglierà la Musica».

Leggi tutta l’intervista di Jacopo Guerriero su ilnordest.it, 9 febbraio 2025

Riccardo Muti
con Armando Torno

RECONDITA ARMONIA
Educare alla musica per educare alla vita

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