«Dirigo Mozart ma rido con la Carrà»
– Enrico Gatta | June, 9 2019
The Italian Opera Academy will be on Le Nozze di Figaro. Apart from the fact that most of Mozart’s works have an Italian libretto… Mozart knew the inflections of our way of speaking, of cadence, of irony. His works are strongly Italian.
(Free Translation)
Riccardo Muti si racconta: i miei concerti e quell’apparizione in tv con Raffa
Non si può dire che Riccardo Muti si sia riposato molto dopo lo straordinario concerto con Maurizio Pollini che ha inaugurato Ravenna Festival. Per due giorni si è ritirato a studiare nella sua splendida casa ravennate, piena di oggetti d’arte raccolti in tutto il mondo e disposti con suggestivi coups de théatre dalla moglie Cristina. Una residenza ombrosa e silenziosa in una delle «città del silenzio» che più si presta ad arginare il frastuono del mondo. In questa oasi di pace Muti si rifugia non appena gli è possibile. La sua arte di musicista lo porta a viaggiare di continuo (per sua fortuna non sa che cosa sia il jet lag). Oggi è già in volo per Chicago, dove lo aspetta per il finale di stagione l’amatissima Orchestra di cui è direttore musicale dal 2010. L’altra orchestra del cuore è quella dei Filarmonici di Vienna, che ritroverà a Salisburgo per il Concerto di Ferragosto, dedicato quest’anno alla memoria di Karajan. Insomma, la vita di un grande direttore d’orchestra ha un ritmo incalzante, che rende ancora più preziose le pause dedicate al riposo e allo studio. Ma c’è una curiosità, forse un po’ naif, notata da molti ascoltatori durante la sua più recente esecuzione, cui deve rispondere: come è possibile che in quella progressiva, ossessiva ascesa verso il parossismo che è il Bolero di Ravel Muti mantenga tanta parsimonia di gesti?
Maestro, lei governa cento musicisti restando spesso in una specie di immobilità…
In realtà nei momenti in cui sembro immobile sto dirigendo molto più che muovendo le braccia. C’è un controllo, diciamo, “mediatico”, che non ha bisogno del battito del tempo.
Come si estrinseca questo controllo?
Attraverso gli occhi, ad esempio. O attraverso l’energia interiore. Certe volte i maggiori fortissimo si ottengono quasi non muovendosi, ma tenendo dentro di sé tutta un’energia che l’orchestra avverte come un nucleo fortemente denso. Il pubblico pensa che in quei momenti di quasi immobilità il direttore stia lasciando andare l’orchestra; in realtà la sta controllando ancora di più. Diceva Carlos Kleiber: “come sarebbe bello poter dirigere senza dirigere”. In effetti Kleiber con le braccia dava delle linee, disegnava la musica.
Sarà questo uno degli insegnamenti che alla fine di luglio lei darà ai giovani direttori ammessi alla sua Italian Opera Academy. Dopo le prime edizioni dedicate a Verdi, quest’anno ci sarà un cambiamento…
Sì, l’Academy sarà su Le Nozze di Figaro di Mozart. A parte il fatto che gran parte delle opere di Mozart hanno un libretto italiano, considero la triade scritta sui libretti meravigliosi di Lorenzo Da Ponte come facenti parte a buon diritto dell’opera italiana e della sua storia. E questo non solo per il debito di Mozart alla Scuola Napoletana, perché poi ha superato tutto e tutti, ma per la conoscenza che aveva dell’italiano… Mozart conosceva le inflessioni del nostro modo di parlare, di cadenzare, di ironizzare. Le sue opere sono fortemente italiane.
Ora va a Chicago a dirigere un’opera assolutamente italiana, l’Aida. Come affronta Verdi una compagine sinfonica ai massimi vertici mondiali come la Chicago Symphony?
Sono musicisti strepitosi, che già hanno suonato la Messa da Requiem, Macbeth, Otello, Fastaff, oltre che molti concerti di musica verdiana. Suonano Verdi in maniera meravigliosa, priva di ogni falsa tradizione, prendendo le indicazioni interpretative delle partiture come acqua sorgiva, senza inquinamenti. E hanno per Verdi un amore e un’ammirazione che certe orchestre europee non hanno.
Il 9 luglio l’ormai tradizionale Concerto dell’Amicizia la porterà ad Atene. Perché la Grecia?
Vuole essere un omaggio all’Europa, fatto nel luogo dove l’Europa è nata e cresciuta, cioè la Grecia. Anche noi ne abbiamo fatto parte, un tempo, siamo stati Magna Grecia.
Maestro, come è stato per lei l’esperienza televisiva di “A raccontare comincia tu”? Corre voce che Raffaella Carrà fosse molto preoccupata di incontrarla, ma poi si è divertita moltissimo.
Forse era preoccupata perché pensava di trovare un musone, di quelli che ogni minuto devono sfornare cascate di sapienza. Un rompiscatole insomma. Le avevano raccontato che sono molto severo. E certo lo sono sul podio, perché faccio un lavoro che è molto severo. Ma nella vita privata sono un gioviale uomo del Sud.
E “Raffa” come è stata?
Molto simpatica; con lei mi sono subito sentito a mio agio.
È rimasto soddisfatto?
Devo dire che prima, quando camminavo per la strada, mi guardavano senza dire niente, ora la gente si avvicina e mi dice: sa, l’abbiamo vista in tv. Alla fin fine, quanto a immagine pubblica, una serata con la Carrà ha funzionato quasi più di cinquant’anni di musica.
Enrico Gatta, QN, June, 9 2019
Attend the rehearsals of Riccardo Muti
on Mozart’s Le nozze di Figaro in Ravenna,
Teatro Alighieri, from July, 20 to August, 2
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