Riscopriamo Spontini grazie a Muti

– di Giovanni Gavazzeni | 15 marzo 2024

Pochi musicisti come Giovanni Battista Pergolesi hanno sollevato nel corso di tre secoli le lodi di un parterre de rois, da Bach a Bellini, da Rousseau a Wagner, da Rossini a Stravinskij. Uno dei primi e insigni studiosi del genio di Jesi fu il suo concittadino Giuseppe Radiciotti, che dimostrò come le Marche non fossero affatto una terra povera di genio musicale come asserito dall’antropo-criminologo Cesare Lombroso. Dopo Pergolesi e Rossini, la terza monografia sarebbe stata dedicata a Gaspare Luigi Pacifico Spontini (1774-1851), di cui quest’anno ricorrono i 250 anni dalla nascita. Ad aprire le manifestazioni il maestro Riccardo Muti, spontiniano di provata fede e autorità.

Al Teatro Pergolesi di Jesi (16 marzo) e al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno (17 marzo) Muti accosta al celeberrimo Stabat Mater di Pergolesi estratti spontiniani delle due opere che ha diretto al Maggio Musicale Fiorentino e al la Scala: la Vestale (la magistrale scena di Julia lacerata fra dovere e passione nel secondo atto e la poderosa sinfonia) e Agnese di Hohenstaufen (l’appassionata preghiera della protagonista). Così facendo, Muti si richiama al precedente di Hector Berlioz, cultore numero uno di Spontini, che dirigeva estratti operistici in sede di concerto per mantenere vivo un compositore le cui dimensioni colossali l’avevano reso sconosciuto alle nuove generazioni. Quanto andava perduto in concerto dell’effetto teatrale per Berlioz era compensato dal fatto che in Spontini «la verità espressiva si comprende al le prime battute di ogni ruolo, per l’intensità del la passione che rende questa musica luminosa come una fiamma ardente e concentrata». Se gli organizzatori musicali fossero un po’ curiosi non aspetterebbero le calende greche per far conoscere le opere di un musicista italiano che fece epoca a Parigi e a Berlino, solitario e orgoglioso creatore di saghe grandiose, maestose, vaste, le opere che sognava e che voleva.

Giovanni Gavazzeni, il venerdì di Repubblica, 15 marzo 2024


 

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