Le vie dell’amicizia 2021, Ravenna-Erevan

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Le vie dell’amicizia 2021, Ravenna-Erevan

Nel segno di Dante un gesto di solidarietà verso l’Armenia

– di Emilia Costantini | 5 luglio 2021

Muti, applausi per il concerto nell’ambito dei viaggi «Le vie dell’amicizia»

«Non si può battere sempre sugli stessi tasti, occorre insistere sulla musica contemporanea, perché ti porta a rivedere il rapporto con il mondo classico. È necessario scoprire musicisti che, con linguaggi diversi, esprimono una loro verità». Riccardo Muti dirige Purgatorio del più importante compositore contemporaneo armeno Tigran Mansurian (82 anni), sul podio del Teatro dell’Opera di Erevan.
Il maestro guida l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, a cui si uniscono i musicisti dell’Armenian Philharmonic Orchestra, l’Armenian State Chamber Choir e i solisti Nina Minasyan (soprano), Giovanni Sala (tenore) e Gurgen Baveyan (baritono).
Il concerto si è svolto ieri sera nella capitale armena, per il 25° viaggio de «Le vie dell’amicizia» nell’ambito della XXXII edizione del Ravenna Festival che quest’anno, in occasione del VII centenario dantesco, è stato interamente dedicato al Sommo Poeta. In programma, anche il Te Deum di Franz Joseph Haydn, il Kyrie di Mozart e la Messa n.2 di Franz Schubert.
E così, dopo l’Inferno commissionato al violoncellista Giovanni Sollima, e in previsione della chiusura del trittico il 9 luglio con il Paradiso affidato al compositore ucraino Valentin Silvestrov, il passaggio intermedio, tra la prima e la terza cantica, è stato assegnato a Mansurian.
«Sono contento che Tigran abbia accettato il nostro invito – riprende Muti – anche perché lui è profondamente cristiano ma, nella chiesa apostolica armena esistono solo l’inferno e il paradiso, il purgatorio non è contemplato. Quindi per lui è stata quasi una sfida: pur accettando con gioia la proposta, è entrato in crisi e per tre volte ha iniziato la composizione. Solo alla quarta è approdato alla definitiva stesura profondamente spirituale… ha qualcosa di metafisico, una sublimazione che si apre al mistero».
Un migliaio di spettatori hanno affollato la sala applaudendo a lungo Muti, definito dagli artisti armeni una «leggenda vivente» e che per la seconda volta, a distanza di vent’anni, torna a Erevan. «Era l’estate del 2001 e oggi torniamo qui in un momento politicamente delicato, per riaffermare la nostra amicizia, lanciare un ponte di fratellanza, un seguo di speranza per questo Paese che sembra dimenticato e che, al centro di potenze come la Turchia, l’Azerbaigian e l’Iran, rischia di scomparire. Il nostro è un gesto di solidarietà verso uno Stato che va difeso a oltranza, nel nome della cultura, della bellezza, della musica».
E nel segno di Dante, il concerto straordinario diretto da Muti, con l’orchestra Cherubini e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, sarà replicato nelle tre città del poeta: Ravenna, Firenze e Verona. «Io sono innamorato della Divina Commedia – conclude Muti – perché in essa si afferma che la musica non è comprensione, bensì rapimento. E infatti le persone che vanno a teatro, per godere della musica, a volte sono terrorizzate dal famoso “competente”. Ma nemmeno io sono competente: quando prendo una partitura sono un musicista… capisco la forma, l’architettura, il contrappunto, la dinamica delle note, elementi oggettivi, ma quello che c’è dietro le note è, come affermava Mozart, l’infinito. Ogni nota è un miracolo dell’universo, un regalo di Dio».

Emilia Costantini, Corriere della Sera, 5 luglio 2021

Riccardo Muti senza confini: “La musica unisce i popoli”

– di Anna Bandettini | 5 luglio 2021

Applausi scroscianti, standing ovation, un trionfo autentico ieri nel Teatro Nazionale di Erevan, capitale dell’Armenia, mille posti esauriti per il 32esimo concerto delle Vie dell’amicizia di Riccardo Muti con la sua orchestra di giovani “Luigi Cherubini”. Per l’occasione è stata presentata la prima assoluta del Purgatorio, una bella pagina ispirata alla seconda cantica della Commedia dantesca nel 700esimo anniversario commissionata dal Ravenna Festival, che organizzava l’evento, al massimo compositore vivente armeno, l’82enne Tigran Mansurian.
«Siamo qui anche in segno di fratellanza perché non si può far finta di niente di fronte alle sofferenze di questo paese e per affermare che la musica ci porta alla comunione tra i popoli», ha dichiarato Muti ricordando che l’Armenia è uscita sconfitta, lo scorso novembre, da una guerra contro l’Azerbaigian che ha fatto seimila morti in 44 giorni. «Siamo nella culla di cultura e civiltà, ma oggi è un Paese dimenticato dal resto del mondo – ha sottolineato Cristina Muti Mazzavillani, moglie del direttore. Proprio lei, nel 1997, ha ideato le Vie dell’amicizia per portare la musica nei paesi in crisi e per questo ieri. ha ricevuto, insieme a Muti, una onorificenza dal Presidente della Repubblica armena. «Con questo concerto vogliamo dare una speranza, attraverso la cultura», ha spiegato.
Definito “leggenda vivente” nella presentazione al pubblico del concerto, Muti sul podio della Cherubini, con in più cinque musicisti dell’orchestra armena, l’Armenian Chamber Choir (diretto da Robert Mlkeyan) e le voci soliste di Giovanni Sala e degli armeni Nina Minasyan e Gurgen Baveyan, oltre a Mansurian ha diretto il Te Deum di Haydn, il Kyrie di Mozart, la Messa n. 2 di Schubert, un programma volutamente di alta spiritualità che alla fine il maestro ha suggellato con queste parole al pubblico: «Fare musica è di chi sente l’amore».

Anna Bandettini, La Repubblica, 5 luglio 2021

 

Muti incanta l’Armenia culla di musica e dolore

– di Piera Anna Franini | 5 luglio 2021

Grande concerto del Maestro a Erevan Eseguito anche il «Purgatorio» di Mansurian

È a Erevan, la capitale di un’Armenia sempre più piccola e ferita, che ieri nel teatro Nazionale si è tenuto il concerto delle Vie dell’Amicizia, il progetto che Cristina Muti avviò all’interno del Ravenna Festival nel 1997 per portare messaggi di speranza in luoghi di sofferenza. E qui, di fatto, si continua a soffrire. «Ormai non sentiamo più il dolore», spiegano ventenni e trentenni per i quali il genocidio del 1915 è un racconto, mentre è una realtà vissuta sulla propria pelle il conflitto con l’Azerbaijan chiuso lo scorso novembre, recente ma dalle antiche radici. È questo un lembo di terra martoriato, una enclave cristiana in un’area prevalentemente islamica, nella morsa fra Turchia e Azerbaijan, tra il Mar Nero e il Mar Caspio, in sintesi: strategica. «È un Paese culla di una civiltà di cui tutti vogliono mangiare un pezzo concludendo un olocausto iniziato il secolo scorso. Paese tra i più dimenticati del mondo», spiega Cristina Muti. Su ogni edizione della Vie dell’Amicizia ha posto la firma il direttore d’orchestra Riccardo Muti che ieri ha diretto l’Orchestra Cherubini tutt’uno con musicisti dell’Orchestra Nazionale Armena e il Coro cameristico Statale Armeno, solisti l’italiano Giovanni Sala e gli armeni Minasyan e Baveyan. Già 20 anni fa Muti aveva diretto a Erevan. «Sono qui per riaffermare un rapporto culturale e di amicizia» ha spiegato il Maestro che con la moglie Cristina ha ricevuto l’Ordine dell’Amicizia insignito dal Presidente armeno. «Io credo moltissimo nel fattore culturale. Sono convinto che il futuro della musica avverrà quando le culture di più popoli, dalla coreana all’argentina, nessuna esclusa, integrandosi daranno origine a nuovi discorsi. Io non farò in tempo a vedere tutto questo, però bisogna continuare a promuovere la musica d’oggi per far in modo che venga fuori il profeta, il Messiah», e il pensiero va a Bach, culmine di un antico mondo e avvio di una nuova era musicale. E di fatto, ieri, a sigillo di un programma composto dal Te Deum di Haydn, Kyrie K 341 di Mozart e Messa n. 2 di Schubert, c’era il Purgatorio del compositore armeno Tigran Mansurian, una prima assoluta commissionata dal Ravenna Festival per l’anniversario di Dante. Mansurian ha confessato di aver «provato tre volte a comporre questa partitura. Stavo per abbandonare tutto quando è arrivato il sostegno di Muti. Scrivere una partitura ispirata a un gigante come Dante, tenuta a battesimo da Muti, è un sogno che si avvera» dice questo figlio della diaspora, nato in Libano nel 1939, tornato a Erevan e vincitore di un Grammy per il suo Requiem in omaggio alle vittime del genocidio. Mansurian si è ispirato al primo e undicesimo Canto del Purgatorio consegnando una pagina senza spazio, tempo e materia: rarefatta. «Noi cattolici italiani vogliamo sapere tutto. Nella liturgia armena c’è invece questo fascino del mistero. Pascal dice “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non può comprendere”. Infatti la musica ci porta verso il mistero e la musica porta alla comunione dei popoli. Questa sera ne è un esempio: abbiamo un’orchestra italiana, con musicisti armeni, un coro armeno, ma abbiamo sentito tutti allo stesso modo», ha spiegato Muti che riproporrà Purgatorio il 12 settembre a Ravenna per l’anniversario di Dante. In tema di anniversari: Muti il 28 luglio compie 80 anni. «Non faremo niente di speciale» assicura la moglie, «al regalo non ho pensato, ma gli ho appena regalato due asini, Gaetano e Lampo, sono nella casa di campagna». E comunque, l’indomani, il 29 luglio, Muti terrà un concerto al Quirinale per la riunione dei Ministri della Cultura del G 20, e così incontrerà per la prima volta anche Mario Draghi. «Il 30 luglio il Conservatorio di Napoli (ndr dove ha studiato) mi fa una grande festa e il 31 dirigerò i giovani dell’Orchestra di Scampia», dice orgogliosamente Muti. Una festa già iniziata qui in Armenia dove il concerto di ieri ha fatto il tutto esaurito, è stato accolto calorosamente, ripreso dai media, e soprattutto sostenuto dagli stessi Armeni: ormai solo tre milioni di abitanti, di cui la metà concentrati nella capitale, ma sono circa sette quelli sparsi e spesso affermati nel modo. Affermati perché il dolore forgia gli animi. Seguiremo dunque gli sviluppi della talentosa pianista Maya Oganyan, 15 anni, armena nata a Mosca ma dall’età di cinque a Venezia. Con l’orchestra Filarmonica Armena sabato è stata protagonista di un concerto in omaggio a Muti. Sul pass di noi giornalisti, campeggia l’immagine del titanico teatro, il profilo del Maestro e la montagna-logo del Paese. È il monte Ararat, 5mila metri d’altezza. Dell’Ararat, però, all’Armenia rime solo il fondo valle. La cima è da un bel pezzo entro i confini turchi.

Piera Anna Franini, Il Giornale, 5 luglio 2021

Lugo, 1 luglio

Erevan, 4 luglio

Foto di Marco Borrelli

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2021-07-06T17:32:22+02:0006 Luglio 2021|Categories: Cherubini, Concerti dell'Amicizia|
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